E’ chiaro a tutti che in sede di dichiarazione dei redditi (mod. Unico o 730) si calcolano e si versano le imposte sui redditi prodotti nell’anno precedente. Ad esempio nel 2022, con la dichiarazione Unico 2022, si liquidano le imposte per i redditi prodotti nel 2021. Fin qui tutto estremamente chiaro, e anche condivisibile.

Il problema nasce quando contestualmente ai saldi ci si chiede di versare anche gli acconti… l’anno non è ancora finito, sono già alle prese e magari in difficoltà col versamento delle imposte a saldo, ma perché mai mi vengono chiesti anche questi acconti? Il primo in estate insieme al saldo della dichiarazione, e il secondo poi a fine novembre… perché, a quale titolo, qual è il motivo? In realtà quella che sembra una inutile e odiosa vessazione nei fatti non lo è. Tentiamo di capirne il motivo.

Se prendiamo ad esempio la situazione di un lavoratore dipendente sappiamo che egli non percepisce tutto intero il proprio stipendio ma ogni mese, in corrispondenza di ogni busta paga, subisce delle trattenute mensili. Se guadagnasse ad esempio 1.000 euro e imposte e contributi a carico ammontassero a 200 euro, percepirà 800 euro. In sostanza un lavoratore dipendente (e un pensionato) viene tassato esattamente nel momento in cui percepisce il proprio reddito.

Chi invece ha partita iva ricava direttamente dal mercato i propri guadagni e non subisce alcun prelievo alla fonte a meno di essere ad esempio un professionista non forfettario che subisce ritenuta del 20% sui compensi percepiti dai propri clienti sostituti d’imposta. Se invece sono un imprenditore, oppure ad esempio un contribuente in regime forfettario, nel momento dell’incasso dei miei compensi o corrispettivi non subisco alcuna ritenuta, fatturo 1.000 e incasso 1.000. Ecco, gli acconti servono proprio a questo, a “riequilibrare” un po’ la situazione e a far pagare imposte e contributi dovuti sui propri redditi in un momento un po’ “meno lontano” dal quando li si è percepiti:
– il 30 giugno in sede di versamento del saldo sui redditi dell’anno precedente io vengo chiamato dallo Stato a versare la quota di imposte sui ricavi che si presuma abbia percepito nel periodo 1 gennaio – 30 giugno. E’ il primo acconto;
– il 30 novembre, quando si avvicina quindi la chiusura dell’anno, vengo invece chiamato a versare il secondo acconto, quello che di fatto si riferisce ai redditi che si presume io abbia percepito dal 1 luglio a fine anno. In questa occasione, visto che ci si trova vicini alla fine dell’anno, è ev. possibile calibrare/ridurre il versamento se si stima che i redditi percepiti nell’anno corrente abbiano abbiano subito un calo di una certa consistenza rispetto a quelli dell’anno precedente.

Tutto questo non avviene così semplicemente come è stato descritto, ma in base a complessi calcoli che stimano imposte e contributi da versare in prima battuta proprio facendo riferimento a quanto si è guadagnato l’anno precedente. Per questo motivo saldi e acconti vengono determinati contestualmente (ed una crescita dei saldi fa schizzare in alto anche gli acconti!) perché i primi danno la misura presunta del valore dei secondi. Presunta appunto, non reale o tassativa, perché il contribuente in base a proprie stime reddituali reali potrà sempre decidere di versare meno di quanto presumibile su base storica nel momento in cui riscontasse un calo dei redditi nell’anno in corso rispetto a quelli percepiti l’anno precedente.

Per questo motivo è sempre consigliabile iniziare ad accantonare somme per imposte e contributi dovuti sui propri ricavi (e conseguentemente sui propri redditi) già nel momento in cui li si sta realizzando senza aspettare l’estate dell’anno successivo.