Forniamo qui indicazioni rivolte al contenimento degli oneri tributari e contributivi a carico dei lavoratori autonomi con p. iva non forfettaria.
Primo concetto: reddito professionale
Il reddito che costituisce la base imponibile sulla quale l’artista/professionista (le due categorie sono fiscalmente assimilabili come lavoratori autonomi, da qui in avanti useremo per semplicità solo il termine professionista) calcola le imposte sul reddito (irpef) e i contributi previdenziali obbligatori (cassa professionale di appartenenza o gestione separata inps) è dato da entrate per ricavi professionali meno spese inerenti sostenute.
Nel prestare i propri servizi l’artista/professionista tuttavia si serve generalmente di una limitata quantità di beni strumentali e di ugualmente limitati apporti di servizi lavorativi da parte di terzi. I costi che ne derivano tendono dunque strutturalmente a pesare molto poco sulla mole dei ricavi complessivi. Al fine di limitare al massimo l’imposizione fiscale e contributiva sui propri redditi, il professionista si trova alla costante e difficile ricerca di costi da poter sottrarre (“dedurre”) dal proprio fatturato.
Secondo concetto: imposta sul valore aggiunto
Il professionista inoltre, dal momento in cui apre la propria posizione, viene chiamato dell’Agenzia delle Entrate ad esigere l’iva nei confronti dei propri clienti. Per esemplificare: su un servizio di valore 100, imporrà al cliente anche iva pari a 22. Questa iva dovrà essere versata allo Stato nei termini stabiliti dalla legge (mensilmente o trimestralmente). Essendo però il professionista anch’egli oggetto di imposta sul valore aggiunto, potrà togliere (“detrarre”) dalla somma da liquidare all’erario tutta l’imposta pagata su beni acquistati e servizi ricevuti di cui si sia avvalso per espletare la propria attività, per conseguire i propri ricavi. L’iva infatti è un’imposta che non colpisce l’uso di beni e servizi tout court ma soltanto quella parte che viene destinata al consumo; l’utilizzo per finalità professionali, pertanto, non è oggetto d’imposizione.
Anche qui dunque si ripropone la costante e difficile ricerca di spese sostenute nell’esercizio dell’attività (“spese inerenti”), stavolta con la specifica finalità di poter detrarre l’iva che su di esse è stata, forzando un po’ il termine, “indebitamente” pagata, al fine di poterla detrarre da quella addebitata ai clienti da versare allo Stato.
Terzo concetto: documenti giustificativi
Una volta capito che le spese sostenute possono essere utili sia per diminuire il reddito imponibile (quindi per pagare meno imposte e meno contributi) sia per detrarre l’Iva sugli acquisti, deve essere chiaro quali sono i documenti che ci consentono di fare l’una e l’altra cosa.
Ai fini della deduzione del costo dal reddito imponibile è sufficiente che si abbia prova di aver sostenuto una spesa inerente. Questa spesa spesso è documentata da fattura ma molto di frequente può anche essere rappresentata da importi in franchigia o fuori campo iva (quindi senza ricezione di fattura elettronica). Alcuni esempi? Ricevute per compensi da prestazione occasionale, fatture per servizi ricevuti da soggetti in regime forfettario e non tenuti alla fatturazione elettronica; fatture di spesa estere; ricevute per canoni locazione e spese collegate (condominio, tassa rifiuti); premi assicurativi e bolli auto; spese di viaggio inerenti all’attività con ev. note spese collegate; oneri bancari; quote di iscrizione al proprio ordine di appartenenza o ad altre associazioni di categoria.
Ai fini della detrazione Iva invece è sempre e comunque necessario ricevere fattura elettronica dal fornitore che deve riportare non solo il codice fiscale ma anche il nostro numero di partita Iva. E’ possibile ricevere fatture elettroniche anche dai distributori di carburante a condizione di pagare con modalità tracciabile e di comunicare al gestore i propri dati fiscali (ivi compreso il n. di partita iva) oltre alla targa del proprio veicolo.
Spese inerenti divise per categorie
Spese relative all’immobile (uso esclusivo per la professione o uso promiscuo abitativo / professionale)
Spese principali:
– Canoni di locazione se l’immobile in affitto + metà dell’imposta di registro versata dal proprietario da questi eventualmente imputata al locatario
– Rendita catastale se l’immobile è di proprietà
Spese accessorie e utenze:
– Spese di nettezza urbana (AMA)
– Spese di telefonia fissa e/o connessione interne
– Consumo di gas
– Consumo di energia elettrica
– Spese condominiali, compreso il riscaldamento
– Servizi di pulizia dell’immobile
– Manutenzioni ordinarie e straordinarie dell’immobile
Spese relative all’utilizzo di beni strumentali
Mezzi di trasporto (un solo autoveicolo o un solo motoveicolo)
– spese per acquisto di carburante
– assicurazione RCA, furto, incendio e infortuni
– Tassa di proprietà
– Manutenzioni e riparazioni
Telefonia cellulare (uno o più telefoni cellulari):
– spese di traffico telefonico
– manutenzioni e riparazioni
Mobili e arredo
– spesa di acquisto di ogni tipo di accessorio, mobile, oggetto di arredamento, elettrodomestico che possa essere anche in parte funzionale all’attività
– Spese di manutenzione di tali beni
Computer e strumenti informatici
– Hardware
– Acquisto licenze Software di durata annuale o pluriennale
– Periferiche varie
– Consumo di toner / cartaAssistenza e manutenzione
Sito web:
– spese sostenute per la progettazione e la realizzazione del sito
– spese annuali di mantenimento del dominio
Altra strumentazione specifica con valenza strumentale rispetto all’attività esercitata
– es. strumenti di misurazione e fotocamera per ing./arch, strumenti per medici, etc.
Spese di formazione aggiornamento e oneri associativi
– Spese sostenute per corsi ovunque effettuati
– Abbonamenti canali TV / siti specializzati se utili a professione
– Contributi all’Ordine / associazioni di categoria / altre associazioni che forniscono servizi utili all’esercizio della professione.
Spese di rappresentanza
– Le spese di ristorazione nel comune di residenza o fuori a condizione che siano sostenute per più persone, possono costituire spese di rappresentanza in quanto offerte a clienti attuali e potenziali.
NB: hanno un limite di deducibilità predeterminato commisurato al fatturato complessivo annuale.
– Gli omaggi a clienti (attuali e potenziali). Tra questi possibile caffè in cialde e acqua in bottiglie
piccole, ma il tutto proporzionato a clientela. NB: se l’omaggio è di valore inferiore a 50 € gode di un trattamento fiscale agevolato
Viaggi, trasferte e spese di trasporto
– Per trasferte fuori del comune di residenza finalizzate a frequentare corsi o a raggiungere clientela attuale (meglio) e potenziale (possibile, ma in questo caso è necessario specificarne il nome). E’ buona norma in ogni caso raggrupparle per singola trasferta, indicando data, luogo e motivazione del viaggio. Esse comprendono:
a) spese di viaggio, quindi pedaggi, biglietti del treno e di mezzi di trasporto locali tra cui taxi (in questo caso è necessario indicare almeno il nome sulla ricevuta)
b) spese di vitto e di alloggio (spese per ristoranti e alberghi necessariamente documentati da fattura che indichi che la spesa è sostenuta per la singola persona e che non presenti spese di carattere palesemente voluttuario).
– Per spostamenti all’interno del comune di residenza: abbonamenti nominativi a mezzi pubblici
Spese diverse per acquisto di beni e servizi
– Spese di cancelleria
– Spese per materiale di carattere pubblicitrio e promozione (biglietti, carta intestata, etc.)
– Oneri e competenze bancarie / postali
– Premi assicurativi per rischio professionale
– Interessi passivi solo se oggettivamente imputabili ad esigenze professionali (es. acquisto su strumentazione)
– Servizi prestati da terzi (fatture di altri professionisti/imprese o ricevute di collaborazione anche occasionale)
– Consulenze legali, tributarie e contabili
– Ricerche di mercato e altre spese inerenti documentate