Condurre un’associazione è tutt’altra cosa che dirigere un’azienda. E l’organizzazione di un ente associativo poggia su premesse di natura assolutamente diverse da quelle di una società commerciale. Tuttavia mentre sul management e sull’organizzazione aziendali è fiorita una specifica e vasta letteratura, la stessa attenzione non è stata dedicata all’associazionismo e al Terzo Settore, portatori di proprie specifiche peculiarità.
Organizzazione interna
Il concetto di organizzazione assume in ambito associativo un significato molto più ricco, complesso e articolato di quello che comunemente gli si attribuisce. L’organizzazione di una società commerciale, anche laddove temperata o comunque chiamata a rispettare i modelli della responsabilità sociale d’impresa, è formata essenzialmente da filiere di comando mosse da motivazioni di carattere pecuniario retributivo e disciplinata da rapporti di lavoro dipendente subordinato. In un’organizzazione associativa invece, soprattutto se di volontariato o di promozione sociale, ciò che tiene uniti i componenti del gruppo e li fa cooperare non è la necessità economica ma il perseguimento di esigenze e interessi di altra natura. Se il manager di un’azienda può organizzare i lavoratori anche in assenza di specifiche motivazioni personali, chi amministra e conduce un ente associativo deve essere in grado di tenere sempre alto l’interesse dei volontari, garantire continuità e reciprocità nei rapporti e soprattutto valorizzare i talenti e le passioni personali di ognuno organizzandoli in un insieme dotato di significato collettivo. Senza garantire relazioni reali, senza motivazioni personali, senza partecipazione l’associazione è un’istituzione solo formale. Non esiste, non ha identità, non agisce, non si sviluppa.
Democraticità e trasparenza
Trasparenza e democraticità nelle imprese vengono percepiti come ostacoli o comunque vincoli che rallentano l’azione amministrativa, in un’associazione rappresentano invece fattori indispensabili per garantire il buon funzionamento dell’organizzazione.
Rendere noto a tutti lo statuto associativo, pubblicare e rendere disponibili i verbali delle assemblee, comunicare con continuità gli indirizzi strategici e le decisioni prese dall’organo direttivo, sono attività che permettono di tenere tutti costantemente informati e consapevoli delle strategie del gruppo, mantenendo così alto il livello di fiducia e la coesione interna. La trasparenza è condizione non sufficiente ma sicuramente necessaria per assicurarsi la partecipazione ed il coinvolgimento di tutti gli associati.
Ugualmente importante è che le forme che lo statuto prevede per lo svolgersi dei processi democratici siano conosciute e praticate con rigore. Le assemblee e i consigli direttivi devono essere sempre convocati col dovuto preavviso e con un chiaro ordine del giorno. Se i dibattiti verranno ben presieduti/moderati arriveranno, al termine di confronti anche accessi, a sintesi e conclusioni percepite da tutti come rappresentative della volontà comune senza lasciare particolari strascichi o incomprensioni.
Governance e leadership
Senza salda e riconosciuta leadership democratica – nell’accezione di Kurt Lewin – un’associazione potrà sopravvivere ma non crescere e svilupparsi validamente nel tempo come organismo collettivo.
Leader autoritari o manager esclusivamente “tecnici” infatti non posseggono in queste realtà le leve di comando economiche di cui invece possono disporre manager d’impresa. Anche il tipo di mandato affidato al presidente di un’associazione, che non può essere a tempo indeterminato ma deve continuamente e periodicamente essere legittimato dall’assemblea (non possono esistere infatti in ambito associativo incarichi di amministrazione “fino a revoca” come comunemente accade nelle società commerciali) non consente o comunque non facilita l’esercizio verticistico del potere.
D’altro canto il ruolo di leader, non emerge e non si evidenzia neanche in base ad una non meglio identificata presenza di “carisma”.
Ciò che più conta in ambito associativo infatti sono le attitudini relazionali. La capacità di esercitare leadership generalmente si afferma proprio grazie alla posizione che viene riconosciuta nel tessuto delle relazioni interne e al grado di connessione con altri leader. In altri termini un leader è tale se è in grado di promuovere efficaci e stabili tessuti relazionali sia all’interno che all’esterno del gruppo associativo. Un leader associativo da una parte deve avere “intuito sociale”, cioè capacità di percepire il sentimento generale del gruppo ed averne una visione strategica, ma dall’altra anche saper dedicare la giusta attenzione ai singoli. Per dare propulsione all’attività egli infatti è costantemente chiamato ad innescare e promuovere processi partecipativi su base motivazionale. Deve cioè innanzitutto riconoscere, nel senso di capire dove sono e valorizzarli nel lavoro collettivo, i talenti individuali. Una delle cause di maggiore frustrazione nei gruppi, infatti, è quella di non essere riconosciuti nelle proprie specifiche qualità oppure di “lavorare a vuoto”, cioè veder vanificato il proprio impegno in attività che poi si perdono e non vengono finalizzate.
Il luogo nel quale principalmente si esercita il ruolo di leadership è il consiglio direttivo. Si instaura in questa sede un rapporto duale tra presidente e direttivo che entrano tra loro in relazione dialettica. Il leader ascolta e rilancia; propone direzioni, chiede pareri; capisce quando è il momento di convocare i consiglieri conoscendo le questioni che andranno messe all’ordine del giorno e poi modera il dibattito che ne deriva.
Il presidente/leader funge insomma da “elemento catalizzatore” di processi collettivi. Un gruppo può disporre di tutti gli elementi necessari per lavorare efficacemente ma senza leader in grado di riconoscere e innescare processi questi non si attiveranno.
Reti associative
In ambito associativo sono assolutamente indispensabili. Esse assicurano possibilità di collaborazione, scambio di esperienze e conoscenze, sinergie e azioni comuni con altri corpi associativi. Un’associazione isolata è debole, povera, poco propositiva. Un’associazione “collegata” in rete con altre ha maggiori opportunità di arricchire la propria attività ed è in grado reagire meglio alle difficoltà esterne.